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GLI SFORZA E LA LOMELLINA

Nel 1447, all'estinzione della potente famiglia milanese dei Visconti, scoppia a Milano la rivoluzione che porta alla proclamazione della Repubblica Ambrosiana, la quale assolda a propria difesa Francesco Sforza, genero del defunto Filippo Maria Visconti.Francesco, figlio del famoso capitano di ventura Iacopo Muzio Attendolo detto Sforza, con l'intenzione di farsi signore di Milano, si allea ad illustri potenti dell'Italia Settentrionale. Ma le terre di Lomellina fanno gola anche a Ludovico, duca di Savoia e cognato di Filippo Maria Visconti; pertanto Ludovico promette il proprio aiuto allo Sforza e nello stesso tempo riesce a propagandare con abili persone l'efficacia di un governo savoiardo in Lomellina. Molti nostri comuni vi aderiscono, ma lo Sforza riesce a parare tutte le manovre e nel 1450, con un colpo di stato, si fa proclamare dal popolo Duca di Milano. La casa Sforzesca dominerà sulla Lomellina per più di ottant'anni, con brevi intervalli. A Francesco Sforza succede Galeazzo Maria, il quale nel 149 concede parte del feudo di Olevano al Conte Giovanni Attendolo. Non tutte le fonti sono concordi riguardo a questa infeudazione: "L'imperatore Federico III diede, nel 1469, una parte di questo feudo agli Attendoli-Bolognini"; "La duchessa Bona Visconti l'infeudò il 6 aprile 1469 a Bolognini Attendolo Giovanni"; "Il 6 ottobre 1469 ebbe luogo l'infeudazione fatta dal duca Galeazzo Maria Sforza di Milano a favore del conte Giovanni de' Attendoli di luoghi, giurisdizioni e redditi di Ollevano e Ceretto, per esso e suoi discendenti maschi"; "6 dicembre 1469: investitura del duca di Milano a Giovanni di Matteo Attendolo. Le incongruenze, in realtà, sono soltanto apparenti: Federico III era, in questo periodo, Imperatore del Sacro Romano Impero e pertanto comandava nominalmente un po' in tutta Europa; Bona Visconti (Bona di Savoia) era la moglie di Galeazzo Maria Sforza (sposatosi per procura ad Amboise, in Francia, nel 1468); il fatto della discordanza tra Attendolo ed Attendoli va ricercato in sicuri errori di trascrizione o in cattiva interpretazione di calligrafia; l'aggiunta di Bolognini può essere comparsa in epoca posteriore: infatti in un documento del 29 agosto 1551 si legge che il conte Sagramoro Attendolo detto de' Bolognini, vendette parte del feudo ai fratelli Beccaria; i giorni ed i mesi diversi che compaiono nell'infeudazione potrebbero riferirsi a visite successive in Olevano dei Signori investitori, a loro decreti e riconferme diverse. In sostanza, quindi, i vari documenti direbbero tutti la stessa cosa. Pare tuttavia che l'investitura del 1469 avesse luogo in forma ufficiale solo nel 1476, con una cerimona a cui prese parte il duca di Milano. A Galeazzo Maria succede, nel ducato di Milano, Gian Galeazzo (1476/94) e quindi Ludovico il Moro (1494/1500). Nel 1499 il re di Francia Luigi XII, vantando, come il suo predecessore Carlo VIII, diritti su territori italiani, scende in Italia e con l'aiuto del Papa e dei Veneziani si fa padrone del Ducato Milanese, che reclama come eredità di sua nonna Valentina Visconti. Ludovico il Moro è fatto prigioniero e portato in Francia, ove morirà nel 1508. Il ducato di Milano, e con esso la Lomellina, subisce prescrizioni e confische a favore dei cortigiani francesi. Nel 1512 i Francesi, in seguito ad una lega santa e alla morte del loro capo Gastone di Foix, lasciano l'Italia. Massimiliano Sforza, erede di Ludovico il Moro, riottiene il ducato di Milano fino al 1515, allorché Francesco I, nuovo re di Francia, lo rispodesta. Sei ani dopo, l'imperatore Carlo V, preoccupato per le conquiste francesi e rivendicando i feudi imperiali in Lombardia e nel Veneto (strappati da Francia e Venezia a Massimiliano Sforza), riottiene il ducato Milanese. La morte di Filippo Maria e la fine della dinastia viscontea (1447) portano qualche turbamento anche in Lomellina; si affacciano i duchi di Savoia e qualche terra è temporaneamente occupata, come Castelnovetto, Sant'Angelo e Semiana; anomalo è il caso di Vigevano che, come libero comune, aderisce all'Aurea Repubblica Ambrosiana, trascinando anche Cilavegna. La vittoria di Francesco Sforza (11 marzo 1450) segna per Milano e per tutto il ducato l'inizio dell'epoca più felice, più serena, più ricca di opere d'arte; la luce della corte sforzesca si riverbera potentemente anche in Lomellina, ove troviamo, mandati da Milano, uomini di primo piano. La dominazione sforzesca segna il periodo di massimo splendore per la nostra terra. Gli Sforza e la loro corte costruiscono e ripristinano numerosi castelli con funzione non solo difensiva ma anche residenziale. L'edilizia urbana ne riceve un impulso notevole e nel volgere di pochi anni molti borghi si sviluppano più di quanto sia avvenuto in un intero millennio. Molte famiglie nobili milanesi scelgono, sull'esempio della corte ducale, di costruirsi una residenza in campagna: sorgono così numerosi palazzi signorili. Sotto Francesco e Galeazzo Maria Sforza avviene la solita inevitabile ridistribuzione dei feudi, ma l'epoca è tale che ogni feudo diviene una piccola, splendida corte, sempre prescindendo dalla gran dimora di Vigevano, ove vivono e governano i duchi incoronati. Queste nuove infeudazioni comprendono: Alagna, ai Malaspina di Fortunago (1466); Cairo, agli Isimbardi di Milano (1467); Candia, ai Fisorini di Alessandria, poi ai Barbiano di Belgioioso, infine ai Gallarati Scotti, signori di Cozzo (1465); Castellaro dè Giorgi, confermato ai Biraghi (1454); Cozzo, ai Gallarati Scotti (1465); Frascarolo, direttamente agli Sforza; Gropello, ad un Visconti (1470); Lomello, ai Crivelli (1450); Mortara, a Ludovico il Moro, nominato conte di Mortara ancora fanciullo (1467); Ottobiano, prima ai Dè Rossi, poi ai figli di Galeazzo Maria Sforza (1467) i quali lo vendono ai Biraghi (1481) e a questi rimarrà fino all'avvento dei Savoia; Palestro, ai Borromeo (1452); Pieve del Cairo, ai Crotti; Sannazzaro, ai Malaspina (1466); Sartirana, al segretario ducale Cicco Simonetta (1452), poi a Bonifacio Guasco (1494); Semiana, direttamente agli Sforza (1454). Durante il ducato di Ludovico Maria Sforza detto il Moro (nato nel castello di Vigevano), nuove colture vengono introdotte in Lomellina, in particolare quella del riso, già tentata da Galeazzo Maria attorno al 1470. Grande diffusione ha la coltura del gelso, le cui foglie sono indispensabili per l'allevamento del baco da seta, anch'esso introdotto in età sforzesca. La produzione serica acquista rapidamente importanza, diventando, per quasi quattro secoli, la maggiore fonte economica della zona. Proprio a seguito di questo sviluppo dell'agricoltura vengono costruiti nuovi complessi rurali, le cascine, per i quali si utilizza la classica tipologia "a corte chiusa".

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