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VIGEVANO E LEONARDO DA VINCI

L’episodio, storicamente documentato, della permanenza di Leonardo da Vinci nel vigevanese rappresenta per Vigevano e la Lomellina l’opportunità di richiamare l’attenzione su di una rilevante eredità culturale, le cui origini sono rinvenibili nella stagione sforzesca delle grandi trasformazioni architettoniche ed economiche inaugurata da Ludovico il Moro, di cui permangono grandi testimonianze come il Castello e la Piazza Ducale, la Sforzesca, la rete dei navigli, dei mulini e delle cascine.
Come ingegnere ducale, Leonardo affrontò il problema della regolamentazione delle acque nelle campagne verso il Ticino, proprio nel periodo in cui era impegnato a Milano nella realizzazione del Cenacolo. All’interno del manoscritto H, al foglio 65 v., compare un’osservazione che permette di datare con certezza uno dei suoi passaggi: “Adì 2 di febraio 1494 alla Sforzesca ritrassi scalini 25 di 2/3 di braccio l’uno largo braccia 8”.La scala d’acqua ivi, tuttora esistente nei prati della Villa Sforzesca di Vigevano, è testimonianza incontestabile del suo interesse verso le introduzioni idrauliche ed irrigue che, durante la signoria del Moro, hanno caratterizzato questa terra in grande evoluzione e fermento creativo.
Leonardo di ser Piero da Vinci (Vinci, 15 aprile 1452 – Amboise, 2 maggio 1519) è stato un pittore, ingegnere e scienziato italiano. Uomo d'ingegno e talento universale del Rinascimento, incarnò in pieno lo spirito della sua epoca, portandolo alle maggiori forme di espressione nei più disparati campi dell'arte e della conoscenza. Si occupò di architettura e scultura, fu disegnatore, trattatista, scenografo, anatomista, musicista e, in generale, progettista e inventore. È considerato uno dei più grandi geni dell'umanità.

LA SFORZESCA, PRIMO MODELLO IN ITALIA DI AZIENDA AGRICOLA

Con la possessione della Sforzesca (ancora oggi conservata e visibile alle porte della città) Ludovico il Moro inaugura nel 1486 la prima delle grandi opere pensate per fare di Vigevano una residenza ducale. La costruzione vera e propria a forma di quadrilatero ne costituiva il "centro". Le torri angolari o colombaie erano i casamenti dei fittabili e i locali per ospitare il duca che, avendo a disposizione il Castello, di fatto non vi soggiornava ma vi faceva capo per le battute di caccia.  Erano parte integrante della costruzione le case dei lavoratori, i magazzini, le stalle e gli allevamenti. La Sforzesca fu pensata fin dall'inizio come laboratorio agricolo sperimentale, una azienda agricola la cui natura e il cui fine erano la produzione, non il diletto e gli ozi del principe. La villa rappresenta il primo esempio assoluto di complesso agricolo a corte chiusa, archetipo delle aziende che si svilupparono in età moderna. E' inoltre ben nota l'introduzione alla Sforzesca della coltivazione dei gelsi e quindi dell'allevamento razionale dei bachi da seta. Le lapidi commemorative del XVI secolo ancora oggi presenti alla Sforzesca insistono sulla sagacia dei lavori idrici compiuti dal Moro che, nella traduzione italiana, "rese fertile questa arida pianura assetata, col portarvi con grande spesa abbondante acqua". Anche la lapide sulla torre bramantesca datata 1492 che scandisce la successione degli interventi del Moro a Vigevano pone come prioritari i lavori idrici, grazie ai quali "rese fertili con irrigazione fluviale gli aridi campi di Vigevano".

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