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NOTIZIE DAL WEB La bava di lumaca: un vero toccasana per la pelle 03/09/2015 aggiunto da http://ambiente.tiscali.it/socialnews/Facchini/16386/articoli/La-bava-di-lumaca-un-vero-toccasana-per-la-pelle.html | Ricerchiamo cosmetici e prodotti per la cura del corpo e della pelle sempre più vicini alla natura e all’ambiente, lo conferma anche l’indagine Ipr marketing di Coldiretti effettuata in occasione dell’apertura del primo salone dell’agribeauty innovativa ad Expo Milano 2015, in cui emerge che il 71 per cento degli italiani si fida maggiormente dei cosmetici realizzati con ingredienti naturali.
Alla luce di questo dato le aziende si stanno sempre di più attrezzando per essere innovative e all’avanguardia, proponendo sul mercato nuove scoperte nell’ambito della cura della pelle. Via libera allora agli estratti di piante e fiori cui si affiancano ingredienti più stravaganti, basti pensare al veleno d’api, che appassionano celebrities e personaggi famosi sempre a caccia dell’ultimo ritrovato per mantenere la pelle giovane e bellissima.
Quando si parla di componenti insolite non è possibile non citare la bava di lumaca, già conosciuta già ai tempi di Ippocrate e dei Greci come efficace rimedio per combattere le infiammazioni della pelle, oltre che per sciogliere il catarro. La bava di lumaca non è altro che una sostanza prodotta dalle chiocciole stesse, utile a proteggere la pelle e i tessuti molli degli animaletti dalla disidratazione e dallo sfregamento prodotto dal movimento che spesso avviene su porzioni di territorio dure e ruvide, consentendo loro di scivolare e strisciare su superfici verticali senza subire escoriazioni o danni.
La ricerca, che si è concentrata su questa particolare funzione a protezione della pelle, ha fatto sì che i benefici potessero essere apprezzati e riconosciuti anche per l’uomo.
La secrezione utilizzata in cosmesi è quella della lumache comuni, Helix aspersa, che possiamo trovare numerose nelle giornate di pioggia all’interno dei nostri giardini.
Tra le principali proprietà della bava di lumaca c’è l’effetto idratante prodotto dall’acido glicolico di cui è ricca che consente di rimpolpare la pelle e mantenerla tonica e vitale. L’allatoina e le vitamine conferiscono alla secrezione proprietà cicatrizzanti e lenitive, utili in caso di rossori e inestetismi della pelle - ad esempio le smagliature - o ancora efficaci sui segni dell’acne e delle macchie della pelle. L’effetto nutritivo e rigenerant, ottenuto grazie al collagene attivo, la rendono inoltre una validissima alleata nel combattere le rughe e alleviare i segni del tempo.
Non vanno dimenticate infine, a vantaggio soprattutto dei bambini, le proprietà relative alla cura della tosse, che fanno della bava di lumaca un ottimo calmante e fluidificante.
La bava di lumaca si può trovare sotto forma di creme e gel che la contengono, in alternativa si può consumare pura al 99% da utilizzarsi in gocce oppure unita alla normale crema idratante quotidiana. Ci sono però delle modalità diverse e più originali per godere dei benefici di questa sostanza, il Celebrity Escargot Course praticato in Giappone è una di queste: si tratta di un trattamento antietà in cui tre chiocciole sono libere di vagare e muoversi sul viso, rilasciando la secrezione e le sue proprietà su fronte e guance.
La bava di lumaca, non essendo replicabile in laboratorio, è senza dubbio una sostanza totalmente naturale priva di parabeni e di agenti chimici.
Alcuni dubbi possono però nascere relativamente al trattamento degli animali nel reperire la sostanza che può avvenire con metodi invasivi che possono metterne a rischio il benessere; è importante quindi prestare attenzione alla filiera produttiva del prodotto da acquistare, con particolare attenzione al metodo di estrazione della bava che deve essere il più possibile rispettoso del ciclo di vita delle chiocciole. |
Allevamento di lumache:Brescia si scopre «capitale» 03/09/2015 aggiunto da http://www.bresciaoggi.it/stories/Home/1275165_allevamento_di_lumache_brescia_si_scopre_capitale/ |
La crisi rilancia il business dell'allevamento di lumache: un comparto agricolo sicuramente minore, ma che sta conoscendo una dinamica espansiva anche nel Bresciano. Secondo l'Istituto Internazionale di Elicicoltura, che ha sede a Cherasco nel cuneese, sarebbero infatti oltre un centinaio gli allevamenti della provincia iscritti all'Associazione Nazionale Elicicoltori. «Brescia è una zona dove, specialmente negli ultimi anni, si è registrato uno sviluppo interessante del comparto, soprattutto nelle aree di pianura - racconta Giovanni Avagnina, il presidente nazionale dell'Istituto che sta preparandosi al 44° congresso internazionale previsto per settembre-. Gli allevamenti attivi sono generalmente di dimensioni medie, per un totale di circa 160 ettari dedicati».NUMERI senza dubbio sorprendenti, che dimostrano tuttavia come la prima provincia agricola d'Italia, dove l'elicicoltura è presente comunque da tempo, non sia rimasta indifferente alle opportunità di un settore che, afferma Avagnina, «si è affermato grazie ad uno standard qualitativo di alto profilo».Il presidente non ha dubbi: in un momento di forti criticità legate principalmente alla difficile situazione economica, il ritorno alla terra rappresenta per molti un rifugio sicuro. Ed è probabilmente con queste spinta che, come afferma un comunicato dell'Istituto, nel 2015 gli elicicoltori sarebbero aumentati del 50% rispetto alle «new entry» del 2014. Di certo c'è che anche nel Bresciano si è deciso di scommettere sulla qualità: gli allevamenti iscritti sono certificati e producono secondo il disciplinare di filiera contrassegnato dal marchio «Lumache Italiane», che prevede per altro un'alimentazione esclusivamente vegetale e senza mangimi di origine industriale. La specie più diffusa rimane anche da noi l'Helix Aspersa.I produttori bresciani devono competere su un mercato nazionale che sembra ormai premiare prevalentemente il prodotto «fresco», al naturale, un tempo destinato principalmente alla categoria dei ristoratori a causa dei tempi più lunghi di preparazione, ma sul quale ora si sta orientando anche il consumo casalingo.Il risultato è che, grazie ad una crescita del 6%, questo segmento ha ormai raggiunto una percentuale pari al 78% del mercato totale: il resto è suddiviso tra il 14% del surgelato e l'8% del conservato. «Questo significa che gli allevatori sono diventati più forti - spiega Avagnina - in quanto riescono a superare l'industria conserviera per arrivare direttamente al consumatore strappando prezzi sicuramente più remunerativi».MA INTERESSANTI prospettive sembrano arrivare anche dalla riscoperta dell'utilizzo dell'elicina (la cosiddetta bava di lumache Helix) per i prodotti cosmetici.Le proprietà terapeutiche del secreto del mollusco erano del resto note fin dai tempi dei Romani, che secondo Plinio utilizzavano le lumache vive per levigare e rendere più bella e sana la pelle. Ora si sta sviluppando un grande interesse legato al mondo della cosmesi, e nel 2014 la percentuale di prodotto destinata a questo mercato è arrivata al 6%.E la crescita del segmento sembra solo all'inizio. «La produzione delle lumache di terra ha ormai una doppia destinazione - conclude Avagnina -. Quello fondamentale della gastronomia, con molti chef italiani pluristellati che ha ormai incentrato la propria attenzione sulle lumache di allevamento, e quello emergente legato a tutti i prodotti derivati dalla secrezione della bava».o COPYRIGHT
Claudio Andrizzi
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Econews #MangiaPiùLumache 04/03/2015 aggiunto da http://ecocucina-d.blogautore.repubblica.it/2015/03/03/econews-mangiapiulumache/ | Se dico “lumache” a cosa pensate? L’Italia è veramente spaccata in due su questo tema: per pochi gourmet è un prodotto eccellente, per la maggior parte delle persone invece solo un mollusco bavoso, da combattere se lo si trova in uno dei propri vasi. Questa spaccatura è stata evidente anche nel corso di una delle recenti puntate di Masterchef, dove è stato proposto ai concorrenti di cucinare un piatto usando il caviale di lumache. Sia in trasmissione che sui social, si è scatenato un vero dibattito: tra chi diceva “che schifo”, a chi non vedeva l’ora di assaggiarne il pregiato caviale, prodotto dall’azienda agricola La Lumaca Madonita. Tanto che lo stesso Jo Bastanich ha preso posizione pro-lumache indossando una boule in testa e mimando il gasteropode, come si vede in questo mini video: https://www.youtube.com/watch?v=c8A84OFjt1E.
Perché mi interessa tanto il tema lumache? In realtà è un interesse recente, nonostante abbia avuto un imprinting fantastico con questo prodotto diversi anni fa. Ho ricominciato a pensarci quando è montato il dibattito su insetti, entomofagia, artropodi a tavola, formiche, ragni e cavallette come alternativa a pollo, manzo e coniglio.
Già il fatto che ci sia un dibattito sulla poca sostenibilità ambientale del nostro stile di vita e alimentare è positivo, ma gli insetti possono davvero rappresentare un’alternativa nel nostro paese o magari ci sono altri prodotti proteici alternativi, più sostenibili e maggiormente legati alle nostre tradizioni gastronomiche? La risposta numero uno, la migliore per il nostro pianeta è senza dubbio nei legumi, di ogni sorta. Ma per chi non volesse rinunciare ogni tanto a un prodotto animale, al gusto e consistenza della carne perché non proporre un’alternativa sostenibile ma non estranea alla nostra cultura e tradizioni? È così che ho deciso di portare avanti la mia battaglia per la riscoperta delle lumache. Ormai ci sono abituata, tutto quello che faccio, da sempre va contro pregiudizi, luoghi comuni e cattive abitudini. Non mangiare lumache indubbiamente nasce da un puro pregiudizio, perché gran parte delle persone che inorridiscono al solo pensiero non le hanno nemmeno mai assaggiate. Perché le lumache possono essere una reale alternativa a basso impatto ambientale ai prodotti da allevamento intensivo? L’ho chiesto a Marco Lorini dell’azienda agricola Chiocciola Tecnologica. “Le lumache non richiedono tanto ed è più simile a una coltivazione che a un allevamento”. Di fatto per far crescere le lumache in salute è sufficiente un terreno ben drenato dove abbiamo seminato bieta e cavoli. In Italia ci sono più di 6000 produttori e la qualità è solitamente buona, anche se ci sono alcune differenze nella modalità di produzione. Ad esempio tra chi come Marco alimenta le chiocciole solo con gli ortaggi seminati e chi invece usa mangimi. In ogni caso le lumache non producono reflui inquinanti e la loro presenza è invece positiva per il terreno, che viene così arricchito di nutrienti. Le lumache non producono gas serra in maniera significativa e hanno un fabbisogno di risorse naturali nettamente inferiore a quello degli animali solitamente allevati.
E dal punto di vista del gusto? Marco mi racconta la sua lotta quotidiana per far conoscere le lumache al pubblico e di come lui stesso si presti a cucinarle in eventi e manifestazioni per farle scoprire o in alcuni casi riscoprire. Spesso propone ad esempio “Lumache da passeggio” un cono di carta con all’interno chiocciole croccanti in tempura. Come mi racconta, purtroppo basta che una persona le assaggi una volta e non le gradisca per non volerle più mangiare, ma in realtà è come se assaggiassimo una sola volta un piatto di pollo e siccome stopposo o poco goloso decidessimo che il pollo proprio non ci piace e che non lo vogliamo più mangiare. In realtà il gusto e la consistenza delle chiocciole può cambiare molto da specie a specie e soprattutto dal modo in cui le si cucina. Diversi chef che ho intervistato le propongono a sorpresa nei loro ristoranti proprio per farle apprezzare al pubblico che altrimenti non le ordinerebbe, così fanno ad esempio Lorenzo Cogo di El Coq e Christian Milone della Trattoria Zappatori.
Vi ho incuriosito almeno un po’? Siete pronti a dare una chance alle lumache? Dove trovarle, quindi. La cosa più semplice è acquistarle direttamente dai produttori, in tanti fanno anche vendita online e potete comprare prodotti già trattati e pronti per la cottura finale (stufatura, brasatura, frittura o altro). Per quanto riguarda la raccolta in natura e consentita solo in alcuni mesi dell’anno e con limiti che cambiano da regione a regione. Infine se siete pronti per un’esperienza più hard ma anche più consapevole potreste acquistarle vive da un produttore e allevarle voi stessi nutrendole con scarti vegetali. A voi la scelta tra la soluzione che più vi piace. Che dire, #MangiaPiùLumache.
Lisca |
Ancora una volta numeri da record per la Fiera Fredda di Borgo San Dalmazzo 10/12/2014 aggiunto da http://www.targatocn.it/2014/12/08/leggi-notizia/argomenti/eventi/articolo/ancora-una-volta-numeri-da-record-per-la-fiera-fredda-di-borgo-san-dalmazzo.html | Palazzo Bertello chiude i battenti su un’altra edizione fortunata, nonostante il brutto tempo
Stasera si chiude con una grande festa la 445esima edizione della Fiera Fredda. Numeri da record anche quest’anno, con grande soddisfazione da parte degli organizzatori e degli standisti. Ancora una volta la formula dell’offerta, a prezzi contenuti, di piatti e prodotti tipici si è dimostrata vincente.
“Alcune persone sono passate più volte a mangiare in fiera – racconta Aldo Bernardi, responsabile della cucina -. C’è interesse per il buon cibo: la proposta è buona, come sono buoni i prodotti offerti. Il gruppo che lavora in cucina è sempre lo stesso, si è creato un ottimo clima e quest’anno si sono aggiunti anche alcuni giovani, cosa che ci fan ben sperare per il futuro. Inoltre abbiamo offerto piatti che spesso a casa non si cucinano, quindi il pubblico è stato invogliato ad essere presente”.
I numeri della fiera parlano chiaro: 20 pullman in arrivo prevalentemente dalla Francia, tutto esaurito nell’area camper e tutti occupati i posti letti a disposizione a Borgo. 10 mila pasti serviti, 2800 lumache alla parigina, 4 quintali di polpa di lumache (pesate con il guscio di arriva a circa 12 quintali), 600 chili di gnocchi, 80 chili di raviole “valaouriane”, 170 chili di crousét, 11 agnelli sambucani, 230 chili di bollito, 60 chili di trippe, 650 cotechini. Ottimi risultati anche per le novità del 2014: 980 porzioni di polenta condita con salsa di formaggio blu del Savi, 120 porzioni di cassoeula (per un totale di circa 240 cavoli) e 7 chili di bagnetto verde.
La stima totale dei passaggi in fiera arriva a 27mila persone: grande soddisfazione per chi ha lavorato e ha saputo soddisfare tutti i palati nei quasi 5 giorni di manifestazione. Alcuni stand hanno avuto un successo inatteso, tale che con il pranzo di lunedì hanno finito le scorte di prodotti. Buoni risultati anche per gli ospiti provenienti da Toscana, Liguria, Umbria e Sicilia: il pubblico ha apprezzato il mix di prodotti e sapori diversi, uniti a quelli della tradizione piemontese.
“Siamo molto soddisfatti per i numeri che anche quest’anno abbiamo ottenuto – commenta il vicesindaco Mauro Bernardi -. Si è respirato una grande spirito di squadra tra le tante persone che hanno collaborato alla riuscita della manifestazione, dagli sponsor, ai volontari, agli standisti, ai sindaci che hanno voluto essere presenti anche nei giorni di fiera a proporre le loro specialità locali. È la dimostrazione che un territorio unito è sempre un territorio vincente”. Le iniziative legate alla Fiera Fredda proseguono ancora fino metà dicembre, con “Sotto il segno della lumaca” e i suoi menù tipici nei ristoranti convenzionati. L’elenco e i menù sono consultabili sul sito www.fierafredda.it |
Scelta naturale contro lumache e limacce 10/12/2014 aggiunto da http://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2014/12/03/scelta-naturale-contro-lumache-e-limacce/41068 | Certis Europe propone Sluxx per la difesa degli ortaggi da lumache e limacce. A base di fosfato ferrico, è un prodotto inorganico a residuo zero ammesso anche nei disciplinari di agricoltura biologica
Dopo alcuni decenni in cui il mercato dei lumachicidi è stato dominato da due molecole di sintesi, ovvero metaldeide e metiocarb, una novità è giunta ad arricchire il panorama dei mezzi di difesa, ovvero il fosfato ferrico. Questo è di fatto un sale inorganico e in quanto tale, dopo aver controllato lumache e limacce, si trasforma nel terreno in ferro e fosfato andando così ad arricchire il profilo superiore del suolo di questi due preziosi elementi. Grazie alle sue peculiarità, il fosfato ferrico è stato pertanto incluso anche nei Disciplinari di Lotta Biologica.
Registrato come "molluschicida" e inserito in Allegato I della Revisione europea, viene commercializzato da Certis Europe con il nome commerciale di Sluxx. Quanto a tenore di sostanza attiva, Sluxx contiene il 2,97% di fosfato ferrico, formulato utilizzando la tecnologia "in umido" che permette l'assenza totale di polveri. La stabilità dei formulati fa poi si che i pellet non vengano disgregati da eventuali piogge cadute dopo l'applicazione, consentendo in tal modo una maggiore persistenza complessiva della protezione della coltura. Inoltre, l'appetibilità dei pellet, composti da estrusi di farina di grano duro, risulta molto elevata e ne migliora quindi la capacità attrattiva.
Punti di forza e modalità d'impiego
L'azione di Sluxx sugli organismi bersaglio è molto specifica e non impatta quindi artropodi utili e altri organismi non target come lombrichi, mammiferi e uccelli. Non classificato, può essere utilizzato fino a ridosso della raccolta non avendo alcun intervallo di sicurezza fissato.
Sluxx va impiegato alla dose di 65 pellet/mq, corrispondente a circa 7 kg/ha. La dose può essere ridotta a 5 kg/ha in caso di basse infestazioni.
Una volta ingerito il prodotto, chiocciole e limacce cessano l'attività trofica, dato che il fosfato ferrico danneggia in modo specifico le cellule di stomaco ed hepatopancreas. Ciò porta a morte i target nel giro di breve tempo senza che venga prodotta schiuma da parte delle limacce morenti. Un vantaggio tutt'altro che trascurabile, dato che la schiuma può imbrattare le colture causandone deprezzamenti.
Infine, l'efficacia di Sluxx non è influenzata dalle basse temperature, mostrando in tal modo un'apprezzabile costanza nei risultati. |
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